La definizione di disabilità, inclusione, integrazione in Italia

È necessario inquadrare l’evoluzione del lessico che stato usato dal passato a oggi per comprendere il concetto di disabilità; negli anni ’80 da parte dell’OMS (organizzazione mondiale della sanità) è stata pubblicata la prima classificazione internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap (ICIDH) intendendo per:

  • menomazione una qualsiasi perdita o anomalia a carico di strutture e funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche (con caratteristiche transitorie o permanenti) [Zanobini, Usai 2020];
  • disabilità è una riduzione o totale delle capacità di svolgere attività in tempi e modi definiti consoni e normali (con caratteristiche transitorie/permanenti, reversibile/irreversibile, progressiva/regressiva e conseguente a menomazione) [ibidem];
  • handicap è una condizione di svantaggio vissuto, risultato da un danno o da una disabilità che limita lo svolgimento delle attività di una vita normale.

La scelta di questi termini comporta a una riflessione su come vengano usati e mettono in evidenza la limitazione degli stessi termini; innanzitutto, l’handicap è un fenomeno sociale che definisce le sue conseguenze secondo l’ambiente in cui è presente [Brunati, 1992]. Inoltre, vengono usati una serie di locuzioni che sono scorrette quali “portatori di handicap” o “handicappato” poiché riportano l’attenzione sulla menomazione del soggetto, senza considerare che la menomazione stessa è data dalla situazione/ambiente in cui è. Comunque, handicap ha una connotazione negativa (la sua etimologia deriva da una frase sportivo, hand-in-cup, che definisce lo svantaggiato) ed è un termine troppo generalizzabile; detto ciò, è una parola che pian piano sta svanendo dai nostri vocabolari.

Senza entrare troppo nei meandri della storia dei termini, ciò che ci interessa conoscere è che nel 2001 nasce l’ICF, International Classification of Functioning, Disabilities and Health, in seguito ad alcune revisioni operate dall’OMS sull’ICIDH. Viene posto al centro la qualità di vita delle persone affette o meno da una patologia e questa prospettiva permette di osservare come convivono la loro situazione e come sia possibile migliorarla effettivamente arrivando a uno stato di benessere (L’OMS la definisce «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia»). Inoltre viene fornito un linguaggio comune e standard da parte di chi lo riconosce e lo usa come norma e si tratta di 191 paesi attualmente, tra cui l’Italia. I domini presenti nel modello sono suddivisi in due componenti principali: funzionamento-disabilità (funzioni e strutture corporee, attività e partecipazione) e fattori contestuali (ambientali e personali). La classificazione internazionale delle condizioni di salute viene classificata nell’ICD 11 (International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems). Questi due strumenti sono complementari nell’uso, uno fornisce la parte diagnostica e questa informazione viene poi arricchita dai dati sul funzionamento. Questo a dimostrazione che due persone con la stessa funzionalità non necessariamente avranno la stessa malattia.

Qual è la situazione in Italia?

Sono state elaborate una serie di leggi importanti e che hanno cambiato il corso della storia tra cui:

  • Legge 30 marzo 1971, n. 118 – Conversione in legge del decreto-legge 30 gennaio 1971, n. 5, e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili;
  • Artt. 2 e 7 della Legge 4 agosto 1977, n. 517 – Norme sulla valutazione degli alunni e sull’abolizione degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell’ordinamento scolastico;
  • Legge 5 febbraio 1992, n. 104 – Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate;
  • Decreto del Presidente della Repubblica 24 febbraio 1994 – Atto di indirizzo e coordinamento relativo ai compiti delle unità sanitarie locali in materia di alunni portatori di handicap;
  • Legge 12 marzo 1999, n. 68 – Norme per il diritto al lavoro dei disabili;
  • Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, 4 agosto 2009 – Linee guida sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità;
  • Nel 2009 il Parlamento italiano ha ratificato la “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità” perciò è diventata legge dello Stato. Nel 2010 è stato ratificato dall’Unione Europea.

Attraverso questi cambiamenti storici cambia il clima generale nazionale e si inizia a parlare di integrazione e inclusione a tutti i livelli, cosa chiaramente descritta anche nella legge 104 del 1992 e nella 68/99. Nel mondo dell’associazionismo e della cooperazione iniziano ad emergere realtà portatrici di tali valori. 

Ma cosa vuol dire integrazione e inclusione?

L’inclusione è il valore che vuole superare le barriere psicologiche e anche architettoniche. Si va quindi ad agire sulla tutela dei diritti umani promuovendo una nuova visione di apertura, accogliente e partecipativa. Il fine è il non subire trattamenti speciali, intesi come degradanti e differenti. L’integrazione è l’inserimento attraverso la partecipazione attiva delle persone all’interno della società dando modo a qualsiasi essere umano di raggiungere la propria autonomia e indipendenza.

inclusione
Foto di Vlada Karpovich

Bibliografia: 

“Psicologia delle disabilità e dell’inclusione”, 2016 di S. Soresi 

“Psicologia delle disabilità e dei disturbi dello sviluppo. Elementi di riabilitazione e d’intervento”, 2020 di M. Zanobini e M. C. Usai.

 

One Comment, RSS

  • Si rompono le barriere tra ordini di scuola e tra classi: alunni di diverse classi e scuole si trovano a lavorare insieme. Tra i molti progetti che hanno visto la cooperazione tra alunni e insegnanti di diverse classi e scuole citiamo un lavoro di integrazione realizzato in un Istituto Professionale per operatori e tecnici dell’abbigliamento, che e associato a un Istituto d’arte con il quale condivide diverse collaborazioni. Inoltre, l’Istituto Professionale collabora con una scuola dell’infanzia ubicata ai piani inferiori. Il progetto ha quindi coinvolto tutte le studentesse con disabilita presenti nell’Istituto Professionale, le classi prima, seconda e quarta dell’Istituto e quattro sezioni della scuola dell’infanzia e si e posto come obiettivo quello di fornire agli alunni occasioni di incontro in cui stabilire nuove relazioni, oltre alla creazione di opere d’arte e alla loro esposizione.

Your email address will not be published. Required fields are marked *

*

Rimaniamo in contatto

Non perderti nessuna news! 

Inserisci i tuoi contatti